L’orto come diritto fondamentale
Tra pochi giorni verrà lanciata, a partire dall’Alto Adige-Südtirol, una campagna internazionale per il riconoscimento del diritto a coltivare un orto come diritto umano. Insieme a noi, figurano come prime firmatarie Esperanza Martínez (Ecuador), Vandana Shiva (India) e Luisa Gnecchi.
Ci unisce la convinzione che questo tema debba, per il suo enorme significato politico e culturale, far parte dell’agenda internazionale.
„Gli orti possono salvare il mondo“ scrisse Vandana Shiva ormai molti anni fa, e lo ha ribadito anche alcune settimane fa durante la sua visita a Bolzano. Gli orti non hanno solo una valenza per l’autosostentamento, il clima, la salute, la socialità. Sono anche un contrappeso per il paradigma dominante dello sviluppo, perché ci portano a interrogarci sugli aspetti distruttivi della modernità e del progresso, per costruire, proprio nel senso dell’enciclica „Laudato sí“, un nuovo equilibrio che supporti la vita futura.
Ci rendiamo conto che una delle grandi sfide di questa campagna sta nel fatto che non sarà facile spiegare alla „grande“ politica il senso profondo e politico degli orti.
Nelle linee-guida dell’età moderna, con la sua proiezione unilaterale su accelerazione, intensificazione della spirale della produzione e dei consumi, razionalizzazione economica e profitto, stanno le radici di inquinamento ambientale, cambio climatico ed esclusione sociale di miliardi di persone. Nell’orto i tempi ed i ritmi sono altri. Qui cresce una relazione più profonda con la vita e con ciò che vive. „Rendere più vivo ciò che è vivente“ è il postulato del fisico Hans Peter Dürr nel suo libro in cui spiega la necessità di un nuovo modo di pensare per poter uscire dalla crisi. Gli orti sono luoghi di formazione, di crescita per questo nuovo modo di pensare. E ci permettono il diretto contatto e l’incontro con la „Madre Terra“, come la chiamano i popoli indigeni.
Non è un caso, quindi, se l’appello „L’orto come diritto fondamentale“ verrà presentato a Parigi, a inizio dicembre 2015, durante l’incontro del „Tribunale Internazionale per i diritti della natura“. Perchè si vuole sottolineare chiaramente la dimensione globale e politica dell’appello.
Brigitte Foppa – Arno Teutsch Bolzano, 1. Dicembre 2015
Grazie Arno. È un’iniziativa bellissima e di grande valore. Sono felice di averla firmata